Il corpo è una rappresentazione del mondo, Eric Baret



Quello che importa è di non sentire il corpo. 

Ci sono due grandi scuole: c'è la scuola che pensa che la posa giusta, fatta bene, porti alla vacuità, che è in generale il punto di vista diffuso dello yoga. 

E poi c'è il punto di vista del Kashmir che dice che è la vacuità che conduce alla posa giusta. 

Dunque noi lavoriamo senza il corpo fisiologico, la fisiologia ha unicamente un valore quando ci si occupa di correggere, come quando qualcuno vuole migliorare la sua fisicità per il lavoro corporeo, la fisiologia ha il suo posto. Ma non è nel nostro orientamento (del Kashmir ndr), noi non cerchiamo di migliorare nulla, non cerchiamo di eliminare, quindi lavoriamo diversamente da chi vuole avere una sorta di effetto fisiologico. 

Ogni rappresentazione anatomica tende a restringere il sentire. Nel caso in cui si lavora specificamente con una persona, allora lì l'anatomia, complessivamente, ha la sua ragion d'essere. 

Nel lavoro di gruppo non si entra nel dettaglio anatomico.

Partite da un corpo vuoto e fate quello che potete fare mantenendo questo corpo vuoto, ed è ciò che destabilizza il mentale, perché l'ego vuole arrivare a qualcosa. Quindi tirerà, allungherà, per sentire e vi fa sentire bene dopo la seduta. Se ci si sente bene vuol dire che si è lavorato male. Vuol dire che ho ricreato ancora il corpo immaginario, cioè di separazione.

Dopo la seduta non si dovrebbe sentire nulla, se non sentite nulla allora siete lo spazio dove tutto il circondario si riflette, che è l'archetipo del corpo. 

Il corpo è una rappresentazione del mondo.

Quando abbandono l'immagine personale è il corpo che diventa il mondo, questo è l'orientamento.

Eric Baret, seminario a Chianciano (SI) 2024.

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