Gioia, Eric Baret

 



"La bellezza non la si gusta che quando si ha questo senso dell'istantaneità. La bellezza non è mai domani. Non vi è che l'stante. La nuvola che guardo è l'ultima nuvola che guardo. La guardo come se dovessi perdere la vita un attimo dopo. E' la sola maniera di guardare. E' il solo modo di vivere. Altrimenti di vive nella memoria, non si è che nella paura.
Ogni volta che sento in me la fantasia di raggiungere la gioia domani, sto ancora negando ciò che è essenziale. Fino a che penso che una qualunque situazione possa portarmi una qualunque cosa, sono nella negazione, nego profondamente la mia risonanza. E la risonanza non ama essere rinnegata, perché c'è sempre dramma, delusione.
Abbiamo in noi costantemente bolle di gioia che salgono, colpiscono il cervello, ma le respingiamo costantemente. Diciamo: "No, non è il momento, voglio essere felice domani, sarò felice quando avrò divorziato, quando mi sarò riposato, quando avrò un figlio, quando non avrò più figli, quando sarò più vecchio, più ricco, più saggio, quando mediterò di più, quando sarò meno agitato..." Domani!
Vedere il meccanismo.

D. "Ho talvolta l'intuizione di essere io stesso l'autore della mia caduta ad ogni istante. E' Giusto?"

C'è, nel cuore, un piccolo personaggio verde che costantemente invia bolle di gioia al cervello. E, costantemente, il cervello dice: "No, quello che cerco è altra cosa". Costantemente, il piccolo personaggio vorrebbe inviarne di più. Ma non può, perché il cervello "é altrove". Inevitabilmente, alla fine, abbandonerà la lotta e si fonderà nel silenzio del cuore.
Questo piccolo personaggio è eminentemente simpatico. Non parla che di noi stessi. Ma noi non lo ascoltiamo, parliamo solo di fantasie. Quando ce ne accorgiamo, tutta la costruzione mentale si elimina e questo personaggio vive la gioia. E' lui che gioisce, non c'è niente per noi. Il pensiero non può gustare la gioia."

L'unico desiderio, Eric Baret

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