Osservatore, osservazione e cosa osservata, Jean Klein

 

Domanda: "Non riesco ancora ad afferrare bene quel che intende dire con: "l'osservatore, l'osservazione e la cosa osservata fanno uno?"

Risposta di Jean Klein:
Quando lei sente un suono vi è solamente sentire; l'aver sentito ed il suono udito ne fanno parte. Succede la stessa cosa per la visione: colui che vede e la cosa vista sono funzioni ed estensioni della visione, ma il vedente e ciò che è visto sono solo memoria. Nessuno vede né sente, nulla è visto e sentito. In questa triade solo la visione e l'intendimento hanno una realtà, il resto è mentale ed è nella sua natura funzionare in una relazione soggetto-oggetto. Tuttavia questa dualità è illusoria. L'osservazione è un ultimo ascolto che contiene tutto in sé stesso.
Il percipiente, il percepito e la percezione sono uno. Un oggetto può esistere solo in funzione del soggetto, ed un soggetto in funzione dell'oggetto, non li possiamo separare. Finché crederete di essere l'autore delle vostre azioni un testimone registrerà, ma quando avrete capito che non vi è soggetto volitivo, entrambi vi abbandoneranno e resterà solo la coscienza. Quel che noi chiamiamo oggetto è solo un'emanazione, un'esteriorizzazione, un'espressione del Sé.
Facciamo un esempio. Guardate la bellezza delle montagne, dei fiumi tali e quali essi sono nella loro semplicità. All'inizio vi sembrano esteriori a voi e siete più o meno identificati con questa visione. In seguito le cose si presenteranno in maniera più approfondita e potrete rendervi conto che quelle montagne e quei fiumi esistevano e possono esistere solo perché vi è qualcuno che li percepisce. 
Realizzando prenderete distanza, o più esattamente quel che guardate sarà allo stesso tempo in voi e in colui che guarda all'esterno, altrimenti non potreste vedere qualcosa. Si creerà allora uno spazio tra il percipiente e ciò che è percepito. 
Tramite questa non partecipazione si farà una diversa orchestrazione. All'inizio eravate identificati con i fiumi e le montagne, ora sperimentate che chi percepisce si trova da ciò che è percepito, e così potete vivere approfondendo ulteriormente la natura del percipiente, l'ultimo soggetto.
In seguito si farà un'altra tappa, per deduzione. Quelle montagne e quei fiumi esistono, perché voi in quanto ultimo soggetto esistete. Le montagne ed anche voi stessi emanate in quanto entità da quella realtà fondamentale; esse possono esserne solo un'impressione, un prolungamento. E infine conoscerete quella meravigliosa unità il cui splendore luminoso è amore e gioia.

Tratto da "Essere" vol. III, A.A.V.V

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