Il segreto della Dea Tripura

 


[92] Dopo aver così riflettuto, di nuovo mi apprestavo a rivolgermi verso l’interno del mio essere, quand’ecco un novello fulgido pensiero si presentò alla mia mente:

[93] perché mai l’obnubilamento si fa nuovamente strada nella mia coscienza? Il Sé che è pienezza di beatitudine è identico al mio io.

[94] Che altro dunque devo desiderare di compiere? Non v’è nulla che io debba ancora attingere. Come, dove e quando potrei mai ottenere qualcosa che non abbia ancora ottenuto?

[95] L’eventuale acquisizione di alcunché che non abbia ancora attinto come potrebbe essere reale? Come potrebbe aver luogo una qualsivoglia attività da parte mia, dal momento che io non sono che l’infinita beatitudine della coscienza?

[96] Quanto al corpo, ai sensi e all’organo interno, essi sono simili a esperienze vissute in sogno, per me che sono identico alla coscienza priva di parti.

[97] Che potrei cavarne se assoggettassi a disciplina un organo interno? Le altre menti, anche se non disciplinate, apparterrebbero del pari a me.

[98] Non ha importanza alcuna che un solo intelletto, il mio, sia soggetto a controllo, dal momento che tutti gli altri, controllati o meno, non si manifestano che entro di me

[99] Se anche tutti fossero sotto controllo, io stesso non lo sarei. Come potrei esserlo, dal momento che la mia estensione è pari a quella dello spazio?

[100] E come può aver luogo entro di me un incentramento dell’attenzione, se io stesso non sono che altro che la completa felicità divina? Io sono interamente pervaso dalla beatitudine della coscienza, e pervado io stesso ogni luogo, ancor più dello spazio.

[101] Quale azione mai potrei intraprendere, buona o cattiva, io che sono non-duale, e in quali infinite apparizioni corporee, dal momento che tutte procedono dalla mia maestà?

[102] Che mi importa della parvenza di attività che ha o non ha luogo, dal momento che non vi è assolutamente nulla che io debba o non debba compiere?

[103] Come può riguardarmi la disciplina spirituale, dal momento che sono sostanziato di realtà, perfetto e stracolmo di beatitudine divina, che io sia immerso o meno nello stato di incentramento dell’attenzione?

[104] Il mio corpo si dedichi pure all’attività in cui è impegnato: io sono comunque la dimora stessa della maestosa felicità divina.

[105] Io sono la luce che non si spegne, perfetto io sono, senza macchia. Ecco che ti ho descritto la condizione degli ottimi tra coloro che sono qualificati a possedere la conoscenza.

Il segreto della Dea Tripura, Diciassettesima Lettura, A cura di Alberto Pellissero



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