Carbonio, Primo Levi
Potrei raccontare innumerevoli storie
diverse, e sarebbero tutte vere: tutte letteralmente vere, nella natura dei
trapassi, nel loro ordine e nella loro data. Il numero degli atomi è tanto
grande che se ne troverebbe sempre uno la cui storia coincida con una qualsiasi
storia inventata a capriccio, Potrei raccontare storie a non finire, di atomi
di carbonio che si fanno colore o profumo nei fiori; di altri che, da alghe
minute a piccoli crostacei, a pesci via via più grossi, ritornano anidride
carbonica nelle acque del mare, in un perpetuo spaventoso girotondo di vita e
di morte, in cui ogni divoratore è immediatamente divorato; di altri che
raggiungono invece una decorosa semi-eternità nelle pagine ingiallite di
qualche documento di archivio, o nella tela di un pittore famoso; di quelli a
cui toccò il privilegio di fare parte di un granello di polline, e lasciarono
la loro impronta fossile nelle rocce per la nostra curiosità; di altri ancora
che discesero a far parte dei misteriosi messaggeri di forma del seme umano, e
parteciparono al sottile processo di scissione duplicazione e fusione da cui
ognuno di noi è nato. Ne racconterò invece soltanto ancora una, la più segreta,
e la racconterò con l'umiltà e il ritegno di chi sa fin dall'inizio che il suo
tema è disperato, i mezzi fievoli, e il mestiere di rivestire i fatti con
parole fallimentare per sua profonda essenza.
E' di nuovo fra noi, in un bicchiere di latte. E' inserito in una lunga catena,
molto complessa, tuttavia tale che quasi tutti i suoi anelli sono accetti dal
corpo umano. Viene ingoiato: e poiché ogni struttura vivente alberga una
selvaggia diffidenza verso ogni apporto di altro materiale di origine vivente,
la catena viene meticolosamente frantumata, ed i frantumi, uno per uno,
accettati o respinti. Uno, quello che ci sta a cuore, varca la soglia
intestinale ed entra nel torrente sanguigno: migra, bussa alla porta di una
cellula nervosa, entra e soppianta un altro carbonio che ne faceva parte,
Questa cellula appartiene ad un cervello, e questo è il mio cervello, di me che
scrivo, e la cellula in questione, ed in essa l'atomo in questione, è addetta
la mio scrivere, in un gigantesco minuscolo gioco che nessuno ha ancora
descritto. E' quella che in questo istante, fuori da un labirintico intreccio di
sì e di no, fa sì che la mia mano corra in un certo cammino sulla carta, la
segni di queste volute che sono segni; un doppio scatto, in su e in giù, fra
due livelli d'energia guida questa mia mano ad imprimere sulla carta questo
punto: questo.
Estratto
dal racconto "Carbonio", Il sistema periodico di Primo Levi
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